Lavoratori immigrati, crisi e flussi: in Veneto la Fini Bossi va in contro circuito

Martedì, 18 novembre 2008

Va fatta chiarezza sulla discussione e le polemiche in atto sull'imminente decreto flussi 2008 che andrà a incrementare la presenza di immigrati extra UE presenti regolarmente in Italia ed in Veneto.

Il primo fatto: l'economia regionale, dopo anni di crescita dell'occupazione, sta già segnando un forte rallentamento con conseguenze negative sul lavoro disponibile.
Gli immigrati, al pari delle donne (comprese quelle straniere) e degli ultracinquantenni sono le fasce del lavoro più esposte (e già colpite) dalla recessione.

Gran parte di loro è infatti occupata nei settori più a rischio: edilizia e attività connesse, piccole imprese e servizi collegati.
Pur essendo molto spesso capifamiglia e disponendo unicamente del reddito di lavoro, senza coperture familiari alle spalle (al contrario, spesso mantengono la famiglia in patria) vivono di contratti a termine, lavoro precario e poco pagato. Il che si traduce spesso in carenza o assenza di ammortizzatori sociali.
Al contrario di quanto dichiara facile propaganda (rubano il posto agli italiani) le assunzioni tra gli stranieri, nel 2008, sono diminuite in percentuale maggiore rispetto a quelle tra gli italiani

Il secondo fatto: governo nazionale e regionale continuano a varare un provvedimento dopo l'altro in materia di welfare per escludere a priori (per quanto possibile vista la protezione dello scudo costituzionale italiano ed europeo) queste persone e le loro famiglie, in quanto straniere, da agevolazioni e contributi: vedi il Fondo Affitti, i contributi per la casa alle giovani coppie, i contributi per la previdenza complementare e le proposte per aumentare le tasse di ingresso e permanenza regolare in Italia e di escludere dalla gratuità universale del sistema sanitario i senza permesso.

Il terzo ed ultimo fatto è che nell'ultima infornata di domande di permesso (click day del 15 dicembre 2007) le domande presentate (740 mila) presentano due peculiarità, una conseguente all'altra. Tra i richiedenti vi è un elevato numero di cittadini stranieri che hanno presentato domanda per ottenere il nulla osta di ingresso dei propri familiari assumendoli come domestici. Si tratta di persone che spesso sono effettivamente ancora nella loro patria. Ciò significa che, al contrario di tutte le precedenti volte nella storia dei flussi, è significativa la percentuale di richiesta di nulla osta per chi non è già in Italia.

Il governo fa intendere di voler restringere le autorizzazioni se il datore di lavoro è straniero creando così un incredibile paradosso rispetto alla legge: escludere chi è fuori Italia e favorire chi vi è da tempo come clandestino a lavorare come domestico o badante nelle famiglie.

Va da se una semplice considerazioni: di fronte alla crisi le politiche sull'immigrazione, a partire dalla legge Fini- Bossi vanno letteralmente in corto circuito.

Queste politiche vanno quindi radicalmente cambiate eliminando quelle evidentemente xenofobe in materia di welfare, aprendo canali di ingresso con regole specifiche per colf e badanti (ne va della condizione degli anziani e dei disabili), cambiando i sistemi di immissione dei lavoratori stranieri nel sistema economico regionale e nazionale, eliminando una burocrazia più che borbonica che vessa i lavoratori stranieri e i loro datori di lavoro.
Insomma: serve una politica che consideri l'immigrato come parte definitiva, strutturale ed in progressiva crescita, della società e della economia del nostro Paese e della nostra Regione.
Le misure anti- crisi che sollecitiamo al governo nazionale e regionale rappresentano una grande occasione in questo senso. L'ampliamento della copertura degli ammortizzatori sociali, il sostegno al reddito della famiglie a basso reddito ed il controllo di prezzi e tariffe, le risorse per rilanciare l'economia e quindi ridare slancio all'occupazione sono le vere strategie per dare certezze, occasioni e dignità a tutti coloro che contribuiscono alla crescita.

Per superare la crisi non serve propaganda demagogica e populistica.
C'è invece bisogno delle intelligenze, del lavoro, della volontà e della partecipazione di tutti, compresi i muratori romeni, gli operai marocchini e le badanti ucraine.

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