La siccità in Africa Orientale è anche affar nostro

Martedì, 02 agosto 2011

E' l'ennesima tragedia che colpisce l'Africa Orientale: la carestia che mette alla fame 11 milioni di persone in Somalia, Etiopia e Kenya, ma che potrebbe allargarsi anche ad altri paesi vicini. L'ennesima per questo continente, l'ennesima per somali ed etiopi già da vent'anni vittime di guerre interne, di miseria e di malattie.Si può correre il rischio di diventare indifferenti di fronte ad una emergenza dopo l'altra, ad un grido di aiuto che si sussegue, o magari è concomitante, ad un'altro? Sì, si può.

Specialmente se siamo già avvinti dai problemi quotidiani e dalle preoccupazioni che questa crisi, di cui non si vede ancora l'uscita, e che sembra anzi inoltrarsi in ulteriori difficoltà come la speculazione finanziaria.

La domanda che però dobbiamo porci è: possiamo far finta di niente, girarci dall'altra parte?

Per chi ha un minimo di coscienza etica e solidale, religiosa o laica, la risposta è già scontata: non è possibile. Sappiamo che basta poco, anche privarci di qualche caffè o sigaretta, per evitare la morte per fame, sete o malattia di queste persone. Sappiamo che ci sono organizzazioni italiane del volontariato, come, ad esempio, la Caritas. Organizzazioni che operano da tempo in quei luoghi e di cui possiamo fidarci del buon uso del poco o tanto che consegniamo loro, che sanno operare in quelle terribili condizioni di emergenza umanitaria. Meritano la nostra fiducia, la nostra ammirazione oltre che il nostro contributo e sostegno.

La Cisl del Veneto non si volta dall'altra parte. Si impegna invece a sviluppare iniziative di sensibilizzazione per sostenere la raccolta di fondi tra i propri collaboratori e associati a favore di queste popolazioni.

Vorremmo però che alla dovuta attenzione e al prezioso aiuto economico si aggiungesse un sforzo, da parte di chi dona, per informarsi non solo su quello che succede ma anche sui perché: la causa di queste tragedie sta sempre meno negli eventi della Natura e nemmeno nei soli fattori climatici alterati dall'attività umana. Vi sono anche pesanti responsabilità politiche ed economiche internazionali che continuano a negare, per proteggere interessi particolari, ogni possibilità di sviluppo a molta parte dell'Africa.

Non possiamo quindi scandalizzarci o sentirci aggrediti se, da queste sacche di morte, esseri umani scappano e cercano rifugio in altri paesi, il nostro compreso.

In Africa si fanno affari (non sempre legali e non sempre etici) ma, e non solo per questo, l'Africa è anche affar nostro.

internazionale, Franca Porto