La guerra contro i civili di chi odia la pace

Lunedì, 28 luglio 2014

Sono passati cento anni dallo scoppio della Grande Guerra che coinvolse tutte le nazioni dell’Europa di allora, molti altri Paesi del mondo e ancora più popoli. Rivedendo le vicende di quel terribile conflitto e confrontandole con quelli di questi ultimi anni, compresi quelli attualmente in corso, è evidente una grande e sostanziale differenza. Quella del ‘15-‘18 fu una guerra innanzitutto tra soldati, tra persone - volenti o nolenti - in uniforme. Le vittime civili non mancarono ma queste non erano, di norma, il primo bersaglio, l’obiettivo principale a cui mirare, il nemico da piegare e distruggere.

Nei conflitti che si consumano in Afghanistan, in Iraq, in Siria, in Ucraina (e prima ancora nella ex Jugoslavia) come nell’ennesimo che percorre la Palestina, le vittime sono soprattutto i civili. La proporzione tra i morti ed i feriti tra le persone indifese e quelle armate ed in uniforme o comunque con una qualsiasi divisa è impressionante.

Gli eserciti più modernamente armati, con le più avanzate tecnologie militari, quelle che colpiscono con “chirurgica precisione”, ammazzano più civili che truppe nemiche, regolari o irregolari.

Non diversamente le varie falangi estremiste che, facendo del terrorismo di massa la loro principale pratica di guerra, colpiscono innanzitutto innocenti anche usandoli come scudi/ostaggi.

La “inutile strage” che, nel 1917, Benedetto XIV implorava avesse fine si è oggi trasformata in tante mostruose “utili stragi” di bambini, donne, anziani, famiglie.

Si abbattono aerei civili ai confini dell’Europa, si lanciano razzi sulle città israeliane, di risponde con bombe e cannoni contro Gaza.

L’Europa è impegnata a non far dimenticare ai suoi cittadini quanto sanguinosa e disumana fu la guerra scoppiata nel 1914 e conclusasi veramente sono nel 1945. Commuovono ancora oggi le storie di quelle decine di migliaia di giovanissimi che furono mandati al macello delle trincee di tutti gli eserciti. Anche noi come Cisl vogliamo fare la nostra parte in questa memoria storica.

Oggi però si giustifica e si pratica l’eliminazione degli innocenti come metodo per vincere la guerra.

Ma chi può mai vincere un conflitto combattuto in questo modo?

Quale pace sarà possibile costruire bombardando bambini o facendo saltare in aria madri al mercato?

Tra cento anni che giudizio daranno di queste guerre le prossime generazioni e cosa penseranno di noi che non riusciamo a fermarle?