L’Italia e l’Europa non si fermino a Lampedusa

Giovedì, 03 ottobre 2013

Sicilia: ancora una attraversata del Mediterraneo che si tramuta in tragedia. Un altro barcone che naufraga portandosi via la vita di persone che, se avessero messo piede sul suolo italiano, ci avrebbero chiesto asilo, una delle più antiche forme di solidarietà tra umani che, con la civiltà, è diventata un diritto.

Fino a qualche mese fa, prima della visita di Papa Francesco a Lampedusa, gli sbarchi di emigranti e di profughi che si susseguono dall’inizio dell’estate, sarebbero stati contornati da quella facile demagogia populista e xenofoba che ha influito pesantemente nelle politiche per l’immigrazione dei nostri governi nazionali, locali e della stessa Unione Europea.

Dopo questa visita queste voci si sono, più per opportunismo che per convinzione, azzittite. Ma ben poco è cambiato. L’indignazione per queste stragi si è fatta certamente più alta e la compassione verso le vittime è diventata più sincera e più forte.

Ma questo non basta.

Di fronte a tragedie come quella che si sta svolgendo in queste ore sul mare di Lampedusa serve una forte azione politica da parte del governo italiano affinché oltre alla solidarietà immediata verso i profughi che quotidianamente arrivano nel nostro Paese, vengano messe in campo misure per impedire che il Mediterraneo sia un libero spazio per la tratta degli esseri umani e chi fugge da guerre e regimi repressivi non abbia altra possibilità che quella di mettersi nelle mani dei trafficanti.

L’Europa deve mettere in campo tutta la sua autorevolezza e le sue risorse umane e materiali per creare una rete di accoglienza, assistenza e di primo asilo già nei luoghi di partenza dei profughi.

A questo scopo va costruita o rafforzata la presenza delle istituzioni UE e delle associazioni umanitarie nei paesi confinanti a quelli da dove si fugge, andando oltre i campi di trattenimento. Chi scappa dalla persecuzione, da un genocidio o dalla morte non può trovare nella sua fuga solo prigioni, filo spinato e altri dolori.

Le politiche di respingimento sulle quali si basa l’azione dell’Unione e dei singoli Stati, Italia compresa, si stanno infatti dimostrando drammaticamente incapaci, oltre che inumane, a gestire gli esodi forzati che in questi mesi, dal Medio Oriente e dal Centro Africa, si susseguono e si sovrappongono. Va dato seguito alla perorazione del Presidente Napolitano per “affrontare specificamente e con assai maggiore sensibilità i problemi di una politica dell'asilo”.

L’Europa e l’Italia devono ripartire dal principio di accoglienza delle persone e non autoassolversi con la, pur dovuta, pietà per i morti.