Italia e Brasile, donne in prima pagina

Martedì, 02 novembre 2010

Italia e Brasile: una donna in prima pagina è ciò che accomuna questi due paesi, lontani ma vicini.
In Brasile questa donna che occupa l'attenzione dei media come dei cittadini è una immigrata: Dilma Roussef, da due giorni presidente della República Federativa do Brasil. Dilma è stata una fiera oppositrice al regime militare che per vent'anni ha oppresso il suo paese, lo ha fatto anche da guerrigliera. Con il ritorno della democrazia ha continuato la sua battaglia politica con Lula.
E' una delle quattro donne presidenti che il continente latino americano si è dato: da Michelle Bachelet che ha da poco terminato il suo mandato in Cile ai capi di governo in carica di Argentina e Costa Rica, rispettivamente Cristina Fernández de Kirchner e Laura Chinchilla Miranda.
In Italia l'attenzione pubblica, compresa quella politica, è su un'altra donna, anch'essa emigrata: Karima El Mahroug (Ruby). Da due giorni è maggiorenne. Alle sue spalle una storia di fughe, dalla famiglia e dalle comunità di accoglienza per finire in quei circoli e tra quelle persone che non badano ai dati anagrafici di chi può dare loro profitto o altro. Non è l'unica in esperienze così drammatiche.
Ma dalla sua vicenda personale sembra dipendere la sorte del governo eletto con la più grande maggioranza parlamentare della storia repubblicana.
Una bella storia quella brasiliana, di una nazione (quinta al mondo per popolazione) multietnica (italiani compresi) che ha intrapreso la via del riscatto sociale dalla povertà, da una cultura impregnata di maschilismo e dove il talento sembrava fosse tutto nel gioco del calcio. Un paese che ha intrapreso anche la via della crescita diventando una delle grandi potenze economiche emerse, al decimo posto come PIL, costituente del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) dove più cresce l'economia e meno pesa la recessione internazionale.
Dilma, la si chiama per nome, come il suo predecessore Lula, rappresenta la voglia di andare avanti dando continuità a quel rinnovamento che rende ogni giorno più reale l'idea del Brasile descritta nelle parole del suo Hino Nacional: uno sogno intenso, un raggio vivido.
Una brutta vicenda quella italiana, tristissima, da qualunque parte la si guardi e la si giudichi. Dove la prima vittima è una minorenne sulla cui testa si sta giocando uno scontro politico durissimo, una resa dei contri, in un gorgo di fatti che chiamano in gioco dai semplici poliziotti al Presidente del Consiglio, passando per la magistratura. Avviene in una paese che ha fatto crescere una civiltà sociale di grande spessore (vorremmo che tutti da questo caso notassero quale cura ed attenzione la legge dispone per la tutela dei minori) ma dove ancora il rispetto della donna non è parte integrante dell'etica politica e della cultura dei dominanti.
La storia di Karima ci fa pensare che dell'inno di Mameli, a pochi giorni dai 150 anni dell'unificazione che canta, sembra prevalere ancora una interpretazione che i fratelli d'Italia escludano le sorelle, comprese le più giovani, specie se nate altrove.
Dilma Roussef ha salutato la sua vittoria con queste parole "Sim, una mulher pode" (Sì, una donna può farlo) che richiamano quelle di un altro presidente che rappresenta il riscatto sociale, Obama.
Non c'è traccia in tutto ciò nella politica in Italia.

Franca Porto