Infortuni sul lavoro ed immigrati

Mercoledì, 28 maggio 2008

L'ultimo infortunio mortale sul lavoro in Veneto, il 22esimo dall'inizio dell'anno, ha registrato, con una drammatica prevedibilità statistica, la morte di un lavoratore romeno: Habelea Doni. Un immigrato occupato come operaio metalmeccanico alla Consorzi Maria di Settimo Pescantina. Il fratello ha assistito alla sua tragica fine: schiacciato da una lastra di ferro di 10 quintali.

Chi tiene il registro delle morti sul lavoro se lo aspettava. Oramai è un fatto consolidato che in Veneto ogni 3 morti sul lavoro uno è un lavoratore straniero immigrato. Tra questi, in 6 casi su 10 , si tratta di un romeno.
Il 2008 sta confermando questa cadenza. Sui 22 incidenti mortali 8 riguardano infatti immigrati, 5 romeni.

E' questa la più drammatica delle tante conferme che il lavoro nella nostra regione parla molteplici lingue, che senza immigrati molte imprese ed alcuni interi settori della produzione (per prima l'edilizia) e dei servizi (come ad esempio l'industria del turismo e del tempo libero) si fermerebbero con danni enormi all'economia regionale e nazionale.

Ma dovrebbe esser anche un promemoria per chi oggi, troppo facilmente e spesso in modo strumentale, alimenta il pregiudizio nei confronti della più numerosa comunità straniera presente in Veneto: i romeni.

Il sindacato li conosce perché li trova occupati, al pari di molti altri immigrati, nei lavori più pesanti e pericolosi. A volte un po' prevenuti nei confronti del sindacalismo per le tristi esperienze maturate dai più anziani di loro durante il regime di Ceausescu, ma facili al colloquio per la somiglianza della lingua.

Il multietnico e plurilingue mondo del lavoro veneto è una realtà in cui l'integrazione cammina molto più rapidamente che nella società civile. Cresce nei fatti, morti comprese, ma anche nelle relazioni umane e personali. Perché il lavora accomuna ed unisce ancora oggi molto di più di quanto riesca a farlo la società.
Un motivo in più per credere e battersi per la centralità del lavoro anche in questo difficile periodo della nostra storia.

Franca Porto

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