Il giorno della memoria, per vedere il futuro

Martedì, 27 gennaio 2009

Il 27 gennaio 1945 i soldati dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Nel luglio del 2000 il presidente Ciampi promulgò la legge che riconosceva in questa data il giorno nel quale ricordare la Shoah, lo sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
Dal 2000 ad oggi non è passato anno senza che la Giornata della Memoria non abbia trovato, nelle cronache quotidiane del mondo, motivi di piena attualità.
Non è cessato infatti il pregiudizio razziale nei confronti degli ebrei, l'antisemitismo, alimentato dalle ideologie revisioniste (l'Olocausto non è mai esistito) e dai fanatismi dell'estrema destra e dell'estremismo religioso.
La Shoah è, e deve rimanere, una questione su cui tutti dobbiamo confrontarci, persone ed istituzioni, individui e collettività. Per continuare a chiederci perché sia potuto succedere, nel cuore di uno dei continenti più civili, l'Europa, che milioni di persone siano state, scientificamente eliminate in quanto considerate di razza inferiore. E la strage non riguardò solo gli ebrei ma anche i popoli rom e sinti (tanto che esiste un termine, Pojramos, il grande divoramento, in lingua romani per rappresentare l'Olocuasto), i prigionieri polacchi, russi e slavi in generale, gli stessi italiani, gli omosessuali e altre minoranze religiose e politiche.
Dobbiamo ricordare anche per continuare a chiederci quale dovrebbe essere oggi il comportamento da tenere come cittadini, nazioni e governi, di fronte ai nuovi genocidi che insanguinano paesi e terre più o meno lontane da noi.
Ma, il Giorno della Memoria, deve essere soprattutto un momento per comprendere, immaginare, con le prove crude della storia recente, quale potrebbe essere il futuro nostro, di vittime o carnefici, di ebrei o non ebrei, minoranza o maggioranza sociale, etnica, religiosa, se dovessero prevalere le culture dell'intolleranza e del razzismo (quello moderno, che non cerca impossibili prove scientifiche ma raccoglie ed amplifica paure, pregiudizi ed ossessioni collettive) mescolate a quelle della violenza e della morte.

Per questo 27 gennaio si addicono quindi le parole pronunciate il giorno del suo insediamento da Barak Obama, neo presidente degli Stati Uniti d'America, paese che partecipò alla battaglia per la caduta del nazi-fascismo e che si liberò, molti anni dopo, delle proprie legge razziali: " sappiamo che la nostra eredità così variegata è una forza, non è una debolezza. Siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e hindu, e di non credenti. Siamo stati plasmati da tutte le lingue e tutte le culture, portate da ogni angolo di questa Terra. E siccome abbiamo assaggiato l'amaro calice della guerra civile e della segregazione, emergendo da quel capitolo oscuro ancora più forti e uniti, non possiamo che credere che i vecchi odi un giorno passeranno, che le linee di divisione tribale spariranno presto, che mentre il mondo diventa sempre più piccolo la nostra comune umanità deve prendere il sopravvento...

Giorno della memoria