Il Veneto che lavora e la manovra economica del governo

Venerdì, 18 luglio 2008

Non ci siamo.
Sono altre le attese del mondo del lavoro veneto rispetto ai provvedimenti (urgenti) messi in campo dal governo in questi primi mesi ma anche rispetto a punti qualificanti della programmazione economica di lungo periodo (il DPEF 2009-2013).

Parliamo di tutela del reddito di lavoro.
Avevamo indicato due strade: più retribuzione netta con la riduzione delle tasse e più salario a fonte di maggiore produttività con l'ampliamento della contrattazione aziendale (o territoriale).
Le norme del DL 93 sulla tassazione agevolata dello straordinario e di qualsivoglia altra somma aggiuntiva anche se slegata dalla contrattazione invece sono insufficienti.

Da una parte infatti le agevolazioni fiscali riguarderanno un numero limitato di lavoratori. Lo ha sottolineato anche il Governatore di Bankitalia Draghi nella sua recente audizione alle Camere: probabilmente non più del 10% dei dipendenti che non saranno nemmeno quelli con i salari più bassi e le famiglie più numerose visto che in questo caso la tassazione Irpef è già a zero.

Dall'altra si consegna nelle mani dei datori di lavoro uno strumento di premio che, non essendo legato alla contrattazione collettiva, favorisce gli ad personam e disincentiva quella faticosa ma utilissima ricerca di accordi che conciliano produttività aziendale e retribuzione dei lavoratori.

Per il lavoro veneto, frammentato in migliaia di piccole aziende e con diffusi livelli salariali bassi, tutto ciò porta poco giovamento.
E così sarà per l'economia veneta, specie per l'industria che compete tutti i giorni nel mercato mondiale, perché queste condizioni non favoriscono quel patto tra impresa e lavoro che, come Cisl, continuiamo a sostenere per vincere la sfida della concorrenza internazionale.

Sugli altri temi e provvedimenti ci torneremo sopra nei prossimi giorni

manovra economica 2008