I nostri (buoni) propositi per il 2015

Domenica, 28 dicembre 2014

La corsa Governo-Parlamento sulle piste del Jobs Act (legge delega) e della Legge di Stabilità 2015 sta rapidamente arrivando al traguardo. Al capolinea legislativo i più significativi Decreti Attuativi che vanno a concretizzare la Jobs – delega: contratti a tutela progressiva, art.18 e nuova ASPI (ci aspettiamo a tempi brevi anche quello per ridurre il ricorso ai contratti di collaborazione).
E’ quindi vicinissimo il “giorno dopo”, quello in cui i due provvedimenti di legge saranno operativi. Quel giorno, pur riservandoci di mantenere aperta la discussione per migliorarne gli aspetti che non ci vanno bene, non resteremo a guardare “l’effetto che fanno”.
Entreremo invece nel gioco, mettendo le mani in pasta, con l’obiettivo di sfruttare al massimo tutte le opportunità che il “combinato disposto” dei provvedimenti di legge mette a disposizione per consolidare ed allargare l’occupazione.
Sulla carta le opportunità sono molto interessanti. Abbiamo calcolato ad esempio che, a parità di stipendio, un lavoratore assunto a tempo indeterminato costerà all’azienda, grazie agli sgravi contributivi, circa il 30% in meno di un dipendente a tempo determinato o il 25% in meno di un contratto di collaborazione. Tanto per dare un’idea: al costo di tre contratti a tempo determinato l’impresa può avere disponibili quasi quattro occupati a tempo indeterminato.
Se queste sono le carte migliori che gioca lo Stato per incentivare il lavoro a tempo indeterminato anche la contrattazione aziendale e territoriale, che è nelle mani nostre e in quelle delle aziende, può calare qualche asso.
In Veneto non mancano gli accordi aziendali dove garanzie occupazionali e nuova occupazione sono stati scambiati con flessibilità nell’organizzazione del lavoro, nel salario (vedi exploit del salario di produttività: e qui sì che il governo deve assicurare copertura finanziaria sufficiente e definitiva) e persino nelle libertà sindacali.
Sempre in Veneto abbiamo la più estesa e consolidata rete di enti bilaterali che possono intervenire con risorse aggiuntive ad incentivare le nuove assunzioni anche nelle piccole aziende.
Con i fondi europei si può anche puntare ad un sistema di collocamento regionale più efficiente e in grado di incrociare più efficacemente domanda ed offerta. Qui il ruolo della Regione sarà fondamentale e le scadenze elettorali di primavera non possono rappresentare un alibi per rinviare ciò che già si può fare.
Siamo nei giorni di Natale. Nel corso di questi sei anni di crisi ininterrotta lo abbiamo vissuto, all’inizio, come il Natale dell’ansia per il lavoro, poi come quello delle preoccupazioni per i cassaintegrati e, successivamente come quello delle fabbriche presidiate.
Ora abbiamo quello dei capannoni vuoti, abbandonati. Non ovunque però. Proprio (anche) grazie agli accordi aziendali a Mel si è riacceso lo stabilimento della ACC sotto le bandiere italo-cinesi del Gruppo Wanbao. Nel Veneziano invece, dove una parte del sindacato ha respinto qualsiasi forma di accordo, ha chiuso definitivamente i battenti una bella azienda come la Fracasso.
Il sindacato, la sua azione, il suo atteggiamento contano dunque ancora molto, nel bene e, quindi, anche nel male, lo ha capito e riconosciuto anche il Premier che non è certamente un alfiere delle relazioni sindacali.
Da notare che abbiamo messo sullo sfondo l’occasione delle “tutele crescenti” e tralasciato completamente la questione della sospensione dell’articolo 18. Crediamo infatti che non rappresentino un reale incentivo per le aziende che vogliono assumere.

Franca Porto, Segretaria Cisl Veneto