Contrattare per il Veneto

Martedì, 29 settembre 2009

Partiamo da una considerazione: anche se fosse fondata l'opinione, oggi comune, che si è arrestata la caduta dell'economia, ci rimane comunque la necessità di quantificare i danni causati dalla crisi e di attivare una piattaforma comune per dare maggior forza e sostanza alla ripresa.
Domani l'assemblea dei quadri della Cisl del Veneto, a Vicenza, è chiamata a fare il punto sulla crisi e a precisare le linee della nostra politica sindacale regionale per i prossimi mesi, proprio a partire dalla considerazione di cui sopra.
Presenteremo una prima fotografia degli effetti della recessione internazionale nell'economia e nel lavoro veneto, ad un anno dai suoi primi segnali.
Come anche presenteremo una proposta coerente per proseguire la nostra azione sindacale.
Il Veneto, non dimentichiamolo, ha incrociato la crisi internazionale e la recessione in una fase di grande salute del suo apparato produttivo che si trovava nel pieno di una riorganizzazione finalizzata ad accrescere la sua competitività nei mercati internazionali. Una condizione, questa, che ci ha permesso di affrontare positivamente, fino ad oggi, i marosi della tempesta economica.
A permetterci però di navigare, senza affondare, in questa tempesta è stata la stretta cooperazione con cui hanno operato, da subito, le organizzazioni sindacali, le associazioni delle imprese e le istituzioni locali, in primis la Regione, per mettere in campo strumenti e risorse anticrisi.
In tutti i casi abbiamo una grande certezza: niente sarà più come prima, anche qui da noi. Dovremo, ad esempio, fare i conti con una disoccupazione più strutturale, che riguarderà soprattutto lavoratori maschi ed immigrati. Da ciò consegue ancora di più l'urgenza di rinnovare il welfare collegato al lavoro: serve un welfare attivo, cioè partecipato dal lavoratore, ed universale, senza quindi discriminanti di passaporto.
Alle imprese necessita invece l'appoggio del credito locale per ripartire. Ai Comuni serve invece rinegoziare il patto di stabilità e creare un fondo di rotazione per mettere in atto urgenti politiche sociali a favore delle persone e delle famiglie colpite dalla crisi.
Insomma il Veneto, e chi lo governa, deve guardare in avanti per uscire dalla crisi e le pratiche della politica devono stare all'opposto del protezionismo o del neocentralismo.
Certo molto rimane da fare e la Cisl deve saper metterci molto del suo per sostenere e, anche, guidare questa trasformazione. Noi pensiamo ad esempio ad una nuova stagione di contrattazione di secondo livello, aziendale e territoriale come pure alla promozione di nuove forme di contrattazione sociale in tutti i Comuni, forti delle esperienze maturate dal nostro sindacato dei pensionati.
Importante è per noi trovare un accordo con la Regione sugli esuberi nella scuola ed infine il sostegno alla bilateralità.
Spetta sempre alla Cisl mantenere un comportamento responsabile e rigoroso nelle relazioni con i nostri interlocutori pubblici e privati, mantenendo così una linea di coerenza più che indispensabile per tenere la giusta rotta anche nei rapporti unitari nel sindacato veneto.

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