Buono il prologo, migliorare l'epilogo

Domenica, 01 marzo 2009

La nuova legge veneta in materia di occupazione e mercato del lavoro, approvata con un solo voto contrario dal Consiglio Regionale, presenta una vistosa carenza: mancano le norme sulla flessicurezza.
Un limite di non poco conto. L'introduzione, anche in forma sperimentale, della flessicurezza, avrebbe rappresentato da una parte il cuore di una reale riforma delle tutele nel mercato del lavoro e dall'altra una concreta applicazione del federalismo.
Non a caso la nuova legge ha il suo prologo in due grandi riforme.
La prima è quella del titolo V della Costituzione in virtù del quale (cito testualmente il relatore) "si è avviato un processo di profonda revisione della disciplina giuridica del mercato del lavoro la cui attuazione è stata affidata prevalentemente alle Regioni che, in rapporto di concertazione con le parti sociali ..., hanno assunto un ruolo più pregnante nel processo di modernizzazione delle politiche del lavoro".
La seconda è stata quella della legge 30/2003, la cosiddetta "legge Biagi" che ha inciso profondamente nelle regole del mercato del lavoro.
Tutti ricordano la travagliata vicenda politico- parlamentare della riforma del Titolo V della Costituzione, l'unica riforma della Costituzione andata in porto e oggetto ancora oggi di polemiche (alla fine fu approvata con i soli voti favorevoli della maggioranza, allora di centro-sinistra e venne ratificata dal referendum popolare nel 2001). In tutti i casi essa aprì le porte del federalismo ed in particolare al federalismo legislativo che affida alle Regioni ampio potere di legiferare.
Non dimenticate sono anche le polemiche sulla legge 30, approvata dalla maggioranza di centrodestra e nel cui iter si inserì la violenza terroristica con l'omicidio del prof. Biagi. Le polemiche non riguardarono tuttavia sostanzialmente le norme di devoluzione legislativa alle Regioni.
Nel rovesciamento delle parti , maggioranza ed opposizione nazionali hanno consegnato al Veneto, regione affamata di federalismo e di modernità, un grande spazio di manovra su una materia di primaria rilevanza per un'area economicamente sviluppata e competitiva: le regole del mercato del lavoro e della occupazione.
In Veneto la discussione della legge, avviatasi, già in ritardo di qualche anno, in un contesto economico ed occupazionale positivo si è conclusa in una situazione completamente diversa, quella della crisi e delle recessione. Ma ciò che accomuna queste diverse condizioni è il profondo cambiamento del mercato del lavoro e conseguentemente dei bisogni di tutela delle persone che lavorano, specie dei più giovani come pure, all'opposto, dei più anziani (e i dati della crisi lo confermano).
Alla flessibilità dell'occupazione è venuta a mancare così una flessibilità delle tutele.
A questa assimetria poteva porre rimedio la nuova legge regionale introducendo le flessicurezze.
Ciò non è stato. Ma, a questo epilogo azzoppato, vi si può rimediare, nello spirito federalista e della legge 30, con emendamenti concertati con le parti sociali.
Come abbiano detto e scritto questa riscrittura del finale si può e si deve fare. Come Cisl siamo pronti.

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