2008: in Veneto rallenta la crescita ma aumentano le imprese, l'occupazione e anche chi cerca lavoro

Mercoledì, 25 giugno 2008

Il puntuale rapporto di Veneto Lavoro (la Bussola-giugno 2008), presentando i numeri dell'economia regionale nel primo trimestre 2008, manda segnali importanti a sindacato ed imprenditori.

Il rallentamento della crescita del PIL riscontrato nel 2007 (+ 1,8 rispetto al +2,5 del 2006) si trascina anche nel 2008 (previsto un + 0,7). Rallenta ancora di più la produzione industriale (+0,1).

Nonostante questo cresce il numero delle imprese: quasi 5.500 in più rispetto lo scorso anno e concentrate soprattutto nei servizi e nelle costruzioni.

Rispetto al primo trimestre del 2007 va bene anche l'occupazione dove si è raggiunto il 66 % di occupati tra le persone dai 16 ai 64 anni.

Per più della metà i nuovi occupati sono donne. I settori di lavoro che chiamano lavoratori dipendenti sono in primo luogo i servizi ma anche il manifatturiero.

Aumentano anche le persone che cercano lavoro in gran parte donne che hanno già avuto esperienze lavorative ma cresce anche la CIG.

Come valutare questi primi dati?

E' indubbiamente positivo il fatto che cresca l'occupazione e anche chi cerca lavoro (Non è un paradosso. Il grave è quando le persone, specie le donne, non cercano più un lavoro segnalando una forte sfiducia sulle possibilità di impiegarsi). In questo dato se ne innesta un altro ancora più significativo, quello della crescita della occupazione femminile.

Ma il sistema veneto conferma, nonostante le esportazioni tengano, di aver rallentato il passo in quanto parte integrata dell'economia nazionale che soffre anche per il rallentamento della domanda interna. E le previsioni per l'economia nazionale non sono delle migliori e anche la locomotiva veneta potrebbe finire la sua corsa.

Prima di arrivare a questo bisogna intervenire, in primo luogo con scelte politiche nazionali che puntino a aumentare il reddito disponibile ai lavoratori dipendenti e ai pensionati che, oltretutto, sono in Veneto le due categorie sociali che più crescono sotto il profilo quantitativo.

Ciò serve, oltre che come misura di equità sociale, a rilanciare i consumi interni.

Serve poi una politica per lo sviluppo, a partire dal problema energetico, delle infrastrutture e dell'istruzione.

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