A Verona si cambia corsa

Mercoledì, 06 novembre 2019

Ogni giorno ci rendiamo conto che il lavoro sta cambiando. Ad una velocità che supera e rende spesso inadeguate le leggi e le norme contrattuali.

Il nuovo lavoro, ibrido, imprenditivo si accompagna anche (sempre più spesso) a nuove forme di sfruttamento, di caporalato più o meno visibile, di subappalto al ribasso, favorendo così la crescita e la diffusione di un'area sempre più ampia di lavori non tutelati.

I lavoratori che trovano occupazione in queste attività si aggiungono a quelli che già si trovano costretti in questo girone infernale dove il peccato involontario della marginalità sociale si paga con bassissime retribuzioni, mancanza di assicurazioni sociali adeguate (infortuni, malattia, maternità, indennità di disoccupazione, previdenza), precarietà occupazionale, fatica fisica, pericolosità, fino ad arrivare ai soprusi veri e propri.

Un girone da cui pochi riescono ad uscirne (e solo dopo molto tempo), a differenza degli scorsi decenni, quando molti entravano nel mondo del lavoro per la porta secondaria dei lavoretti ma per poi accedere in breve tempo al “buon lavoro”.

Non è così infatti per le lavoratrici domestiche, i dipendenti/soci di pseudo cooperative, i braccianti stagionali occupati nella raccolta, i distributori di pubblicità, gli addetti alla logistica esternalizzata, chi opera nei subappalti (dalle costruzioni alla cantieristica) e altri ancora, specie nel campo dei servizi alla persona e alla famiglia.

Questi lavori, strategici per tutta l’economia e per il benessere di una parte della società, sono il rifugio non per poche migliaia di persone, ma per milioni tra giovani, donne, immigrati e soggetti fragili.

Per il sindacato la sfida è tripla: tutelare i più deboli, rappresentarli efficacemente ma anche proporre e sostenere modalità di occupazione più dignitose in queste attività.

Sappiamo, per esperienza, che per ridare dignità a tutti i lavori e a tutti i lavoratori serve ben più di un decreto mentre sono necessarie nuove forme contrattuali, normative di legge più severe e mirate, buone prassi alternative conciliando e coordinando l’azione locale, aziendale e territoriale con quella nazionale.

Sotto questo profilo un segnale arriva da Verona dove un gruppo di riders, con l’aiuto ed il sostegno della Cisl e di Concooperative, si è costituito in cooperativa.

In uno dei nuovi settori del lavoro giovanile più difficili da regolare (il Governo ci ha provato per via legislativa con risultati che dovremo verificare) si è scelto di rivoluzionare le regole del rapporto di lavoro: dalla dipendenza all’autoimprenditoria cooperativistica.

Nei prossimi giorni per le vie della città scaligera vedremo sfrecciare le biciclette di Food4me, società cooperativa fondata pochi giorni fa, avente come attività principale la consegna di pranzi e cene a domicilio.

Per chi l’ha pensata e realizzata, l’obiettivo di fondo è dimostrare che ogni attività umana, ogni lavoro, è conciliabile con i diritti primari dei lavoratori.

Più ancora: vi è la convinzione che la pubblicità migliore per questa neo impresa (che deve concorrere in un mercato agguerrito) sia proprio la sua qualità etica.

Non possiamo quindi che augurare a questi riders-cooperatori il massimo del successo e di diventare così una “buona prassi” da proporre come alternativa all’algoritmo dominante.

Questa esperienza per la Cisl è anche il paradigma di un nuovo impegno sindacale: accompagnare i lavoratori in percorsi che li vedano diventare protagonisti del proprio destino professionale.