2021. Ripartire con la conoscenza e l’innovazione

Mercoledì, 06 gennaio 2021

Anche il 2021 è partito con la speranza (illusoria) che basti girare la pagina del calendario per lasciarci alle spalle tutto ciò che successo nel corso dell’anno prima.
E’ una retorica che accompagna l’arrivo di ogni anno nuovo ma che, più di ogni volta precedente, questa volta può generare una delusione maggiore della illusione.
Però l’aspettativa, giustamente, è forte (ed è più che giustificata) e la sua mancata realizzazione andrebbe sicuramente ad alimentare ulteriormente l’incertezza, il disorientamento e anche il rancore diffuso che hanno costituito l’umore sociale di fondo degli ultimi mesi. E così non si va da nessuna parte, se non incontro al disastro sociale, civile e anche economico.
Non è però un destino segnato: il 2021 parte con l’avvio della vaccinazione (cioè della speranza e della scienza) ma la strada per superare lo shock da pandemia da COVID-19 è molto lunga e difficoltosa. Molto dipenderà dalle scelte che le nostre comunità sociali e politiche assumeranno fin dalle prossime settimane.
L’antica saggezza contadina insegnava che il raccolto è un processo faticoso, ma che non si raccoglie niente se prima, al momento giusto e con il giusto metodo, non si provvede alla semina, processo anch’esso complesso e da portare a compimento con la massima cura.
Il 2021, parlando per metafora, sarà soprattutto un anno di semina, più che di raccolto.
E’ bene esserne consapevoli e prepararsi a un faticoso periodo di impegno, necessario per poi goderne i frutti.
Gli ingredienti principali da “seminare” sono soprattutto due: la conoscenza e l’innovazione.
La conoscenza è il fattore centrale non solo per il successo del Piano di Vaccinazione, ma anche per accompagnare il cambiamento nel lavoro, nelle attività economiche, nel sistema sanitario e per sostenere le scelte politiche. La conoscenza è anche il presupposto per dare gambe alla innovazione che, spesso, passa per i giovani e la loro partecipazione attiva alle attività di progettazione e produzione di beni e servizi.
Nel mondo del lavoro, se vogliamo accrescere il livello della/e conoscenza/e, serve uno straordinario investimento nella formazione, a partire dalla formazione continua rivolta a chi opera sia nel settore privato come in quello pubblico, nelle grandi come nelle piccole aziende.
Bisogna approfittare di questo “tempo sospeso” fatto di ammortizzatori sociali, di divieto di licenziamento e di rallentamento di molte attività economiche, per mettere in campo piani estesi di formazione alle competenze trasversali e a quelle digitali, educando imprese e lavoratori all’apprendimento continuo.
Il turnover determinato in molti luoghi di lavoro (pubblici e privati) dal pensionamento progressivo della generazione dei “baby boomers” e la vigente legislazione sulle varie forme di apprendistato permettono, impongono, l’inserimento di tanti giovani nel lavoro con forme contrattuali stabili che vanno coinvolti nei processi di cambiamento.
Il 2021 può essere quindi l’anno della formazione e l’anno dei giovani.
E’ un percorso possibile specie se è sorretto da un forte patto tra la politica e la rappresentanza economica e sociale del Paese e dei territori.
Tutto ciò vale anche per il Veneto: non basta sollecitare i ristori per le imprese o gestire le crisi aziendali, servono scelte che guardino oltre l’emergenza pandemia.
Investire in formazione continua e nel lavoro dei giovani è il modo migliore per metterci veramente alle spalle il passato e affrontare il cambiamento con il coinvolgimento di tutti.