Un atto di guerra su un confine invalicabile

Sabato, 09 gennaio 2016

I fatti di Colonia e di altre città della Germania (e, sembra, anche di altri paesi del nord Europa) sono un atto di guerra contro le donne e la loro libertà ed emancipazione. Una guerra perché non si tratta di tanti singoli episodi ma di un’azione preordinata, opera di gruppi e non di singoli criminali che hanno organizzato una doppia violenza collettiva: quella contro la dignità delle donne con le molestie sessuali (fino allo stupro) e quella predatoria con il furto dei loro beni. Il fatto che gli aggressori fossero ubriachi non toglie nulla alla gravità del fatto, alla sua predeterminazione, alle sue motivazioni.

Tutto ciò è avvenuto in un Paese tra i più avanzati sotto il profilo della emancipazione femminile, che è governato da una donna di grande prestigio internazionale, Angela Merkel, ed in una città il cui sindaco è pure una donna. Ciò non toglie che la violenza contro le donne sia stata eliminata e che, come in Italia, riguardi gli uomini di qualsiasi origine e conosciuti dalle vittime, così come ha dichiarato la responsabile di un centro antiviolenza di Colonia.

Per questo è urgente che le autorità tedesche, come quelle degli altri Stati, individuino i responsabili di queste azioni che ci fanno ricordare le troppe storie di violenza collettiva subite dalle donne, comprese quelle più atroci compiute nella ex Jugoslavia, in Afghanistan, in Nigeria con i motivi più diversi, ma tutti opposti ai valori dell’umanità e della civiltà.

La gran parte dei media ha puntato il dito sugli immigrati africani musulmani e, di conseguenza sui profughi che la Germania accoglie. Una accusa che, al momento, non risulta accertata e comprovata ma che è apparsa subito come veritiera se non altro anche perché mette insieme un mix di facili generalizzazioni.

I fatti di Colonia, di questo terribile Capodanno che ha umiliato tutte le persone che credono nella libertà, non hanno fatto però arretrare la Germania dalla sua scelta di accoglienza: lo ha ribadito la stessa Cancelleria già nei giorni scorsi e così hanno fatto molti autorevoli rappresentanti del governo e delle istituzioni.

La giusta risposta a queste aggressioni, oltre che nel perseguirne penalmente gli autori (compresa l’espulsione per quelli che provengono da altri paesi anche se richiedenti protezione internazionale che, evidentemente, non meritano), sta nel portare avanti con sempre maggiore determinazione i valori della eguaglianza, del rispetto e della tutela delle persone, nella lotta senza tregua ai pregiudizi, agli integralismi e alle discriminazioni.

Ma soprattutto bisogna non arretrare di un millimetro sulla libertà delle donne, non accondiscendere a nessuna cultura, tradizione etnica, mentalità che consideri la donna come una proprietà maschile e la sua emancipazione come una minaccia.

Perché le donne, il loro rispetto ed i loro diritti, rappresentano uno dei simboli più importanti della libertà e della sua conquista. Vale per la Germania come per ogni altro luogo del mondo. Si tratta, in questo caso sì, di una linea di confine invalicabile, ovunque e per tutti.

Sono poi anche convinta che saranno proprio le donne tedesche, senza distinzioni, a insegnarcelo ancora una volta.