Riforme ed autonomia: il doppio Sì della Cisl

Mercoledì, 27 luglio 2016

La Cisl del Veneto ha scelto di sostenere le ragioni del Sì nel prossimo referendum costituzionale. Ha deciso anche per il Sì nel referendum sull’autonomia regionale.

Si tratta di una indicazione che lascia, come è nella nostra prassi, comunque libertà di scelta ai nostri oltre 420mila associati.

Una scelta definitiva la prima, subordinata ad alcune condizioni la seconda.

Il Sì alla conferma del ddl Boschi è frutto di una discussione che si è svolta - come richiesto dal Presidente Napolitano- su “quello che la riforma è e sul perché essa sia necessaria”.

Nessun giudizio quindi sul governo e nessuna scelta di schieramento.

Abbiamo analizzato il corposo pacchetto di modifiche agli articoli che regolano l’ordinamento dello Repubblica e abbiamo valutato che vanno nella strada giusta, quella che anche noi chiedevamo da tempo: dal superamento del bicameralismo perfetto alla semplificazione del processo legislativo, dalla riduzione dei costi della politica ad un nuovo sistema referendario. Tutto bene? No. Dopo l’abolizione del CNEL, manca nel testo costituzionale un riconoscimento del ruolo che le Parti Sociali devono esercitare nella scelta degli indirizzi di politica economica e sociale, così come prevede invece la stessa Unione Europea. Si dovrà provvedere a questa mancanza.

Abbiamo considerato attentamente anche l’impianto della riforma da un punto di vista veneto. Due gli aspetti più convincenti. Il primo: una migliore e più efficiente governabilità del Paese è premessa indispensabile per garantire risposte rapide ed incisive ai bisogni del paese e soprattutto delle sue aree, come lo è la nostra regione, più dinamiche e sensibili ai cambiamenti economici internazionali. Il secondo: il Senato delle autonomie locali e la netta separazione delle competenze sta Stato e Regioni possono rappresentare un serio contesto per dare finalmente avvio ad un processo di maggiore effettiva autonomia per il Veneto.

Ed ecco perché siamo pronti a sostenere le ragioni del Sì nel referendum regionale a determinate condizioni. In primo luogo l’autonomia che si richiede deve concretizzarsi precisando le materie per la quali essa viene richiesta. Una decisione che la Regione dovrebbe condividere con le Parti Sociali specie se riguardano l’economia e il lavoro. Non si tratta solo di concordare un elenco ma di sostenerlo con una progettazione comune. Non vorremmo che ciò che a Roma si potrà decidere in tempi brevi venisse trasferito nelle lungaggini veneziane.

Va aggiunto che il percorso per ottenere deleghe da parte del governo (sulla base delle nuove norme del Titolo V abbiamo le carte in regola per farlo) non può essere lastricato da una aprioristica e strumentale conflittualità politica. L’apertura al dialogo c’è e le regole su cui svilupparlo le avremo dopo l’affermazione del Sì nel referendum costituzionale. A questo punto la trattativa potrà proseguire e si potrà fare ricorso al referendum solo se necessario.

Vincere (facile) un referendum per non portare a casa un briciolo di autonomia sarebbe, questo sì, un vero spreco di soldi pubblici e la sconfitta definitiva di chi è convinto che il Veneto possa, se dotato di maggiore capacità di autogoverno, produrre più benessere per sé come per tutto il paese.

Ai cittadini italiani del Veneto va data la possibilità ideale e politica di sentirsi parte di un progetto di rinnovamento delle istituzioni e non di dover scegliere tra il Tricolore e il Leone di San Marco. Nella storia non è stato così e non può esserlo certamente oggi.

Un Veneto murato sarebbe destinato, ancora una volta nella storia, solo ad una lenta asfissia.