Plebiscito: un 150imo da festeggiare

Domenica, 11 settembre 2016

La ricorrenza del 150.mo del Plebiscito esce finalmente dal silenzio a cui sembrava destinata. Eppure, quella votazione del 1866, è stata un evento di fondamentale importanza nella storia del Veneto e dell’Italia. Se non altro perché sono rari i casi in cui la scelta di appartenere ad uno Stato viene affidata al voto dei diretti interessati mettendo a tacere le armi. E già questo dovrebbe bastare per esserne orgogliosi.

Sembra invece che le istituzioni abbiamo scelto l’oblio, come se la scelta del Sì all’Italia espressa dalla stragrande maggioranza dei veneti con diritto i voto sia stata un errore da dimenticare. Noi invece ci saremmo aspettati almeno una convocazione straordinaria del Consiglio Regionale del Veneto, magari assieme ai Sindaci delle città capoluogo. Le ragioni per celebrare degnamente questa data sono infatti molte e cariche di significati di assoluta attualità.

Il Veneto negli ultimi sette anni di dominazione austriaca era, diremmo ora, in piena crisi economica. L’aumento delle tasse e dei dazi doganali avevano alzato un muro tra la nostra agricoltura e quel po’ d’industria nascente dal suo mercato naturale, la Lombardia. Opere pubbliche “strategiche”, come la ferrovia Venezia- Bologna, erano state bloccate. Vienna aveva cancellato ogni minima traccia di autonomia e fatto epurazione degli impiegati pubblici che avevano mostrato simpatie per la rivoluzione. In grave crisi l’Arsenale di Venezia con migliaia di arsenalotti licenziati o emigrati a Pola dove l’Austria aveva trasferito l’attività cantieristica. Chiusa anche la manifattura tabacchi e le rotte commerciali erano state deviate da Venezia a Trieste. E si potrebbe continuare.

Il Veneto era stato dunque circondato ed isolato dall’Italia e dall’Europa e ne pagava duramente le conseguenze. L’idea che ci potesse essere una nuova repubblica veneta era velleitaria e anacronistica: la volevano solo i nemici dell’Unità italiana, l’imperatrice Eugenia Bonaparte in testa, che ambiva a qualche staterello da dare ai parenti dell’imperatore. Il Governo austriaco era cieco e incredulo di fronte a un’Italia unita.

Il Sì nel plebiscito fu dunque, e non in via subordinata, anche una scelta contro le barriere, le dogane e l’isolamento. Riportare alla conoscenza e alla riflessione - nella loro compiutezza- i fatti dell’epoca non è quindi solo uno “sfizio” storico: anche oggi siamo chiamati a scegliere se vogliamo un Veneto chiuso in se stesso, murato e circondato da dogane e dazi, fuori dall’Europa oppure se lo pensiamo connesso al mondo, aperto alle sue dinamiche e competitivo nei cambiamenti in atto.

Ecco perché abbiamo prodotto e dato alle stampe il Diario veneto dell’Unione all’Italia.

E’ il nostro modo non solo per ricordare, ma anzi per festeggiare quella scelta che permise al Veneto di uscire dall’isolamento a cui allora era stato condannato e a cui, ora, non possiamo essere noi a condannarci.