La Cisl veneta va a congresso, riorganizzandosi

Mercoledì, 21 novembre 2012

La Cisl veneta ha dato avvio al percorso che la porterà al suo XI congresso regionale e quindi al XVII nazionale. Ne saranno coinvolti 430.000 lavoratori e pensionati, tanti sono i nostri iscritti che, nella fase congressuale, diventano base elettorale ed elettiva. Dunque un momento di partecipazione che coinvolge una parte significativa della società veneta: in moltissime famiglie (una ogni cinque)c’è un iscritto alla Cisl o qualcuno che frequenta le nostre sedi,sia esso lavoratore dipendente, parasubordinato o coltivatore diretto oppure pensionato, italiano o immigrato. Famiglie in cui è facile trovare quella pluralità del lavoro che caratterizza questa parte d’Italia: dipendente ed autonomo, privato e pubblico, stabile o provvisorio.

Famiglia e società veneta presentano una varietà di condizioni e di interessi che trovano la loro coesione grazie a sempre nuovi equilibri. A questa realtà,specie nella sua dimensione del lavorofa riferimento la Cisl per rispondere alla non facile missione che ha un sindacato confederale: rappresentare i collettivi e tutelare la persona, ma anche indirizzare e dirigere proponendo rispostee soluzioni non per pochi, possibilmente anche per tutti. Tanto più di questi tempi.

La crisi che stiamo attraversando non è dovuta solo alla cattiva finanza e alla politica debole ma anche, e forse ancor di più, dal cambiamento in atto. Le sue drammatiche conseguenze sul lavoro, e non solo quello dipendente, è l’argomento attorno al quale il congresso è chiamato a dare risposte: quella prioritaria è tornare a crescere.

La crescita che vogliamo sostenere è quella che coinvolge tutti nel metterla in moto come pure nel ripartirne i benefici. La crescita che proponiamo è inclusiva e non antagonista.

Per il Veneto l’occasione è straordinaria. La sua forza economica è piegata ma non distrutta, le sue risorse umane sono in difficoltà ma non allo sbando, le sue rappresentanze sociali sono ancora autorevolie al loro interno e non prevale il disfattismo. Perfino la politica veneta ha ancora delle carte da giocarsi. Ma serve scegliere.

Nelle oltre tremila assemblee di base sui posti di lavoro e nelle leghe dei pensionati, seguite da 130 congressi di delegati, la Cisl discuterà sulle scelte da fare per contribuire alla crescita: sviluppo dei territori, modello partecipativo nelle aziende, riorganizzazione del welfare, nuova equità sociale. La contrattazione nei posti di lavoro, la negoziazione e la concertazione nelle comunità locali gli strumenti per perseguirli.

Daremo anche avvio ad una riorganizzazione della struttura Cisl in Veneto: stiamo parlando di 18.000 persone, oltre 12.000 sono delegati aziendali. L’obiettivo è duplice: rafforzare ancora di più la presenza quotidiana nei luoghi di lavoro e nelle comunità locali, ottenere una maggiore partecipazione dei nostri iscritti alla discussione e alle scelte: il vero carburante della nostro essere sindacato libero. Già con questo congresso le strutture territoriali con autonomia politica ed organizzativa (le Unioni Territoriali) passeranno da 7 a 5 con l’unificazione tra Padova e Rovigo e tra Belluno e Treviso. Successivamente si unificheranno le federazioni di categoria che da 19 si ridurranno a 6 (massimo 9), seguendo così anche il processo in atto a livello internazionale ed europeo.

La riorganizzazione della Cisl in Veneto è cosa diversa da quella del riordino delle province. I motivi di questa scelta sono diversi. Il primo è che le nostre Unioni Territoriali sono e restano strutture di piena rappresentanza politica e completa autonomia operativa, non così saranno le province nuove. Ne risulterà anche una Cisl più forte nella sua dimensione regionale. Vorremmo che così fosse anche per l’interlocutore Regione che potrebbe esserlo conquistandosi quella maggiore autonomia di governo che il Titolo V della Costituzione prevede, purché la si voglia sul serio.