Ricerca Fondazione Corazzin su salute e sicurezza sul lavoro. Refosco, Cisl Veneto: “Invertire la rotta”

Martedì, 19 marzo 2024

Sono stati 69.643 gli infortuni denunciati in Veneto nel 2023, in calo del 17,67% rispetto all’anno precedente (-3,31% se si escludono gli “infortuni Covid”). Di questi, 58.214 sono avvenuti in occasione di lavoro. Gli infortuni con esito mortale, invece, esclusi quelli in itinere, sono stati 72 nel 2023 con una contrazione del 12,2% rispetto al 2022 (82 casi).

Questo quanto emerge da una ricerca della Fondazione Corazzin (il centro studi della Cisl Veneto) nell’ambito della mobilitazione nazionale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, basandosi sui dati regionali Inail relativi al 2023.

In base alla ricerca, in particolare, emerge che la fascia di età più soggetta a infortunio è quella compresa tra i 45-54 anni (23,14% del totale degli infortuni), seguita dagli under 25 (21,73%) e 25-34 anni (18,47%). Per gli infortuni mortali invece è la fascia tra i 55-64 anni a registrare il maggior numero di denunce (36,63%), quindi 45-54 (21,78%) e 35-44 (14,85%).

I più interessati sono gli uomini, probabilmente per una maggior presenza nei settori produttivi più fragili: 66,71% degli infortuni, percentuale che sale al 94,06% se si guarda agli infortuni mortali.

Infine, rispetto alla nazionalità, nel 2023 le denunce di infortuni da parte di lavoratori stranieri sono state il 26,19% del totale (contro il 22,52% dell’anno precedente), mentre gli infortuni mortali denunciati costituiscono il 31,68%: +6,67% rispetto al 2022, a fronte del calo del 30,3% per i lavoratori italiani.

Guardando alle provincie, invece, nel 2023 Verona è stata la più colpita da infortuni (14.132), seguita da Vicenza (13.457) e Padova (13.200), ma anche da incidenti mortali (32 casi), seguita in questo caso da Venezia (20) e Treviso (17).

La macrocategoria dell’industria e dei servizi, inoltre, è quella maggiormente interessata dalle denunce di infortuni 2023 (l’82,79% con 57.654), seguono i dipendenti delle pubbliche amministrazioni (14,0%, 9.756) e i lavoratori del settore agricolo (3,21%, 2.233). Ancora, su 101 casi mortali in totale, 90 riguardano il settore dell’industria e servizi, 8 l’agricoltura e 3 la pubblica amministrazione.

Infine, le denunce relative alle malattie professionali sono passate dalle 3.919 del 2022 alle 4.633 nel 2023, con un incremento del 18,22%, mentre quelle con decesso del lavoratore sono state nel 2022 (ultimo dato disponibile) 67, +26,42% rispetto all’anno precedente.

“È il momento di cambiare passo in modo deciso, come si continua a chiedere con forza - ha commentato il Segretario generale della Cisl Veneto Gianfranco Refosco - per imprimere una reale e incisiva inversione di rotta. Si intravvedono gli spazi possibili di azione: a partire dalla formazione, senz’altro da potenziare rispetto a specifiche fasce di età, precisi settori e ai lavoratori stranieri, dall’importanza della vigilanza e dallo spazio di partecipazione e codecisione dei rappresentanti dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro”.